Cosa ci vuole per fare un distretto? (Dopo 6 anni il punto).

O forse dovrei scrivere: quante persone ci vogliono per fare un Distretto.

Tutte quelle che servono a un territorio per trovare e rinforzare la propria vocazione, per tradurla in un progetto strategico serio e ponderato, a una Fondazione bancaria (non una qualunque ma la Fondazione Cariplo) per studiare, promuovere, seguire, accompagnare e deliberare, quali tra i territori (inizialmente 33, poi 11, poi 6 aree lombarde valutate meritevoli di cofinanziamento) potessero iniziare la sfida di essere un distretto culturale.

mappafluvialeodiretiTutte le persone sedute ai tavoli di partenariato, di progettazione, di risoluzione di problemi tecnici o strategici, amministrativi o progettuali, che nei territorio sono i nodi delle reti relazionali che funzionano. Tutte le persone coinvolte nelle consulenze, nelle collaborazioni, nelle residenze d’artista, nei percorsi d’artigianato, nella nuova imprenditorialità, nel making o nel design, nello studio e nel restauro, nella indagine e ricerca, nella formazione, nella promozione e nella comunicazione. E ancora sono poche, rispetto a tutto quello che potrei citare.

E poi le referenti operative, o “maghette”, tra tutte queste persone (a partire dai capofila dei diversi territori di distretto) e la Fondazione Cariplo (Cristina Chiavarino, Lorenza Gazzerro e Alessandro Rubini). Questo post è un po’ per ringraziare tutte le persone, e anche per dire il punto di vista delle referenti operative (o governance coach), raccolto  sul Giornale delle Fondazioni.

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