La parola mappa in questo periodo è tornata nei miei scambi di mail, nelle mie riflessioni, nei miei progetti, in alcune azioni in preparazione per il prossimo periodo, nelle mie letture e persino nei titoli del nostro materiale di comunicazione o di un libro cui sto lavorando.
Per questo dedico questo post a dire cos’è per me una mappa e perché le considero così importante quando si lavora nei territori.
Una mappa è un’importante fase di un processo di ricognizione e di interpretazione del territorio, è un momento in cui una collettività può costruire il proprio sistema di segni, di significati e di attraversamenti del territorio. È certamente un’occasione per appropriarsi del territorio, in modo creativo, proponendo nuove letture.
Non a caso, una delle definizioni più interessanti del mestiere del consulente di marketing culturale prevede la competenza di cartografia culturale (la definizione viene da Franco Bianchini, insegna management culturale a Leicester, e si trova in un articolo, Cultura e sviluppo del territorio: un quadro delle professioni emergenti, pubblicato su “Economia della Cultura” n.1/2002).
Troverete una mappa in ogni progetto legato al territorio. Ed è principalmente un nuovo sistema di lettura e orientamento, che disegna le parti e designa un ruolo ad ognuna di esse.
p.s. l’immagine che vedete all’inizio del post è di Gioacchino da Fiore, “Il Cocchio divino di Ezechiele”, dal Liber Figurarum: quasi una proto mappa mentale, in un codice miniato del XII secolo.
Licenza Creative Commons, fonte Wikimedia Commons (http://commons.wikimedia.org)

Sto cercando un titolo per la mostra sul Risorgimento che faremo a Lovere. E ho cominciato da una mappa: un disegno che racconta i concetti che vorrei esprimere nel titolo, sintetico. Poi magari qualcun altro (capisciamme) sceglierà un titolo “pop”. ma intanto ci provo, e la sfida continua!
Conservatore indeciso ’68
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