Essere aperti, al tempo e al suo ritmo, è necessario per fare chiarezza: per immaginare nuove strade e per prendere nuove decisioni.
Noi l’abbiamo fatto: prenderci del tempo e capire il ritmo dei nostri passi, ragionando nel frattempo sugli scenari presenti e futuri del nostro lavoro.
Al centro delle nostre riflessioni sono stati il mercato della consulenza, l’aspetto del volontariato e l’entusiasmo di molti dei nostri collaboratori, l’intangibilità dei servizi complessi che si offrono (considerando la complessità di un mestiere che tuttavia risponde a dei bisogni, articolati e non sempre esplicitati, presenti nella società nella quale viviamo, in Italia, e persino nel settore culturale da sempre in crisi), la tangibilità del cibo e il suo essere un punto di partenza per affrontare discorsi più faticosi sulla qualità della vita e sulla partecipazione alla cultura.
Tutto questo è stato nelle nostre discussioni, mentre camminavamo per raggiungere la meta di una delle passeggiate più intense e belle del golfo di Orosei, quella per raggiungere Cala Goloritzè. Ma soprattutto ci siamo formate come gruppo di lavoro (ciò che in gergo aziendale si chiama outdoor training), mettendoci di fronte alle bellezze e alle fatiche di ognuna di noi, nel salire e nello scendere la gola verso la spiaggia: una metafora del lavoro di gruppo, dell’andamento di un progetto, fatto di azioni e di persone.
Aspettiamo settembre per raccontarvi della nostra associazione. Per ora vi diciamo solo il nome, Facultura!
